Ricostruzione: Caos totale nella interpretazione delle ordinanze

Società incaricate per l’approvazione dei progetti pur di dimostrarsi virtuose per far risparmiare allo Stato il più possibile applicano le interpretazioni più restrittive delle varie normative, che spesso sono in conflitto tra loro.

I tecnici liberi professionisti che stanno redigendo i progetti sono sempre più disorientati e ancora non si intravede una uniformità interpretativa, e tantomeno si sta consolidando una giurisprudenza tecnica di riferimento.

Di conseguenza una domanda a molti è venuta spontanea. Perché non è stato adottato il modello tecnico-procedurale di ricostruzione del terremoto Marche - Umbria?
Una perplessità più che lecita.

E a chi si giustifica obiettando che in quella ricostruzione sono stati sperperati molti soldi pubblici concedendoli anche a edifici che non erano seriamente danneggiati si può rispondere così: il modello umbro-marchigiano, era basato sulla parametrizzazione dell’indennizzo del danno. Parametrizzazione che scaturiva dalla definizione del “Livello di danno” (L1,…,L5) ottenuto dall’incrocio tra la vulnerabilità sismica dell’edificio ed il suo stato di danno. Tale parametro era poi rapportato alla destinazione d’uso ed alla tipologia di fabbricato. In definitiva questo metodo è risultato agevole e chiaro. Se non altro ha avuto modo di perfezionarsi nella lunga esperienza di ricostruzione. Se è vero che questo modello è risultato troppo accessibile sarebbe bastato fare una semplicissima modifica, cioè limitare l’accesso al finanziamento ai soli edifici con livello di danno maggiore di L2, (magari lasciando agli immobili meno danneggiati (L1) l’accesso ad un contributo minimo, come sta avvenendo per le “A” di questa ricostruzione).
Probabilmente si è peccato di superbia e di troppa autosufficienza snobbando a piè pari l’esperienza decennale dell’ultima grande ricostruzione sismica italiana.


San Ginesio (MC), 17/12/2010

Arch. Giuseppe Bocci